Note a piè di pagina nella tesi: cosa sono e come si scrivono
Devi scrivere il tuo elaborato finale e non sai come utilizzare le note a piè di pagina nella tesi?
Sei nel posto giusto: in questa guida ti spiegheremo come scrivere le note nella tesi e come collocarle all’interno del tuo elaborato, illustrandoti passo dopo passo questo iter.
La prova finale di ogni laureando è una delle sfide più grandi dell’intero percorso di studi: la discussione dell’elaborato finale non è un punto d’arrivo, ma un punto di partenza per entrare nel mondo lavorativo e sfruttare tutte le competenze apprese durante gli ultimi anni.
La redazione di una tesi di laurea prevede delle specifiche linee guida da seguire: questa tipologia di scritto è, infatti, composto da più parti, da conoscere assolutamente per lavorare nel modo giusto.
Vediamo ora a cosa servono le note a piè di pagina e cosa sono.
Ecco come fare le note a piè di pagina
Se ti sei chiesto già tante volte come scrivere una tesi e come collocare al suo interno le note, continua nella lettura: ecco i consigli dell’Università Niccolò Cusano per concludere alla grande il tuo percorso di studi.
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Prima di iniziare: tesi di laurea e struttura
Prima di vedere nel dettaglio cosa sono le note a piè di pagina nella tesi, cerchiamo di capire come è strutturato un elaborato finale e perché ciascun elemento è fondamentale per la sua stesura.
Un elaborato finale si compone generalmente di questi elementi:
- Introduzione alla tesi
- Indice della tesi
- Corpo del testo
- Conclusione
- Bibliografia e sitografia tesi
- Eventuali appendici
In questo quadro, le note si possono inserire in diversi contesti, proprio perché ne esistono diverse tipologie che vedremo nei prossimi paragrafi.
Cos’è una nota a piè di pagina
Arriviamo ora al cuore della nostra guida e cerchiamo di dare una definizione di note a piè di pagina nella tesi e esempi relativi a questo elemento.
In ambito editoriale, si definisce nota:
Un breve testo, avente in genere funzione esplicativa. Quando è posizionata in fondo a una pagina di un libro o di un documento viene chiamata nota a piè di pagina o nota in calce
Dunque possiamo dire che la nota può ottemperare a queste funzioni:
- Spiegare nel dettaglio un concetto accennato nel testo;
- Esplicare il significato o la traduzione di un termine o di un’espressione;
- Rimandare ad approfondimenti del testo;
- Dare delle informazioni propedeutiche per il lettore.
Ad ogni modo, ciò che deve essere chiaro è che le informazioni contenute nelle note non sono prioritarie. Esse infatti hanno il compito di aggiungere spiegazioni accessorie rispetto al tema principale del discorso.
Vediamo ora quali tipologie di note potresti inserire nel tuo lavoro di ricerca.
Tipologie di note
Il mondo delle note è piuttosto vasto e racchiude al suo interno diverse implicazioni. In generale, possiamo imbatterci in tre tipi di note:
- Note a piè di pagina, di semplice impatto visivo per il lettore, che contengono generalmente riferimenti bibliografici essenziali, brevi osservazioni o chiarimenti propedeutici alla comprensione dell’elaborato;
- Note a fine capitolo, situate per l’appunto in una pagina ad hoc al termine di ogni capitolo. Fanno riferimento ad informazioni utili da approfondire per il lettore, richiamando ad esempio a fonti bibliografiche;
- Note a fine libro, tendenzialmente più corpose e poste alla fine dell’elaborato. Queste note contengono osservazioni tematiche con riscontri ampi, che si possono integrare con approfondimenti mirati in appendice.
Nello specifico, le note a piè di pagina nella tesi sono uno strumento potentissimo per facilitare la lettura, ma solo se utilizzate con giudizio. Ti consigliamo, infatti, di non abusarne ma di farne un uso ponderato, proprio per non fargli perdere la loro funzione originale di arricchimento testuale.
Come si scrivono
Passiamo ora alla parte più operativa di questa guida e vediamo come si scrivono le note a piè di pagina nella tesi di laurea.
Se le note contengono riferimenti bibliografici, i testi devono essere citati seguendo questo schema:
- Nome dell’autore (è sufficiente l’iniziale del nome puntata)
- Cognome dell’autore scritto per esteso
- Titolo e sottotitolo dell’opera scritti in corsivo
- Città, editore e anno di pubblicazione
- Eventuali pagine di riferimento di quella edizione in cui trovare il passaggio correlato alla nota
Vediamo qualche esempio:
F. Bulegato, I musei d’impresa. Dalle arti industriali al design, Roma, Carocci, 2008
G. Corbetta, Le aziende familiari. Strategie per il lungo periodo, Milano, Egea, 2010
Nel caso di più autori, ecco qualche esempio di nota a piè di pagina:
D.Brunetti, T. Ferrero, Archivi d’Impresa in Piemonte, Torino, Centro Studi Piemontesi, 2013
AA.VV., Musei del gusto. Mappa della memoria enogastronomica, Pescara, Carsa Edizioni, 2007
La sigla AA.VV. sta per autori vari. A proposito di abbreviazioni, vedremo quali sono le più comuni nel prossimo paragrafo.
Se devi citare un articolo di una rivista, le informazioni da inserire sempre sono:
- Cognome e nome puntato dell’autore dell’articolo
- Titolo dell’articolo in corsivo
- Titolo della rivista tra virgolette e preceduto da “in” (scritto in corsivo)
- Annualità (indicata con “a.” e in numeri romani) e numero della rivista (indicato con n. e in numeri arabi, in grassetto)
- Data di pubblicazione
- Intervallo delle pagine consultate
Ecco un esempio:
R. Bonadei, Heritage: tra storia e dibattito politico. Una parola e le molte che la abitano, in “Rivista del Museo Civico Scientifico Naturale E. Caffi di Bergamo”, n. 22, 2003, pp. 91-96
Abbreviazioni e sigle
Entriamo ora nel mondo delle abbreviazioni più comuni utilizzate nelle note:
- Cfr. è l’abbreviazione della parola latina confer, ovvero confronta. Sta ad indicare ulteriori materiali o idee che possono fornire informazioni o argomenti simili o differenti;
- Vd. significa “vedi”. In inglese si usa v.;
- Ibidem è un avverbio latino che significa “nello stesso luogo”. Viene utilizzato per citare un’opera già citata in precedenza e veicola il significato della frase “nella stessa opera (sopra citata)”, solitamente è seguita dal numero della pagina (o altra indicazione per trovare la citazione). Dunque, se devi citare la stessa opera e le stesse pagine nello stesso contesto puoi usare Ibidem;
- Ivi è un avverbio che significa “In quel luogo”. Viene impiegato per rinviare a una fonte già citata in precedenza. Quindi se nella stessa pagina dobbiamo citare la stessa opera ma pagine differenti possiamo usare Ivi + pagg. XYZ
Consigli per scrivere note perfette
Ora che abbiamo visto quali sono le tipologie di note più diffuse e come si scrivono le note a piè di pagina nella tesi, chiudiamo con alcuni consigli preziosi per la produzione del tuo lavoro di ricerca:
- Non numerare a mano le tue note: questo perché, durante la scrittura, può capitare di aggiungere o rimuovere parti del testo compromettendo la numerazione fedele originale. Utilizza l’opzione specifica del tuo programma di scrittura e ricordati che le note a piè di pagina devono essere sempre associate ad un numero univoco all’interno del testo;
- Riporta le citazioni in modo pulito, soprattutto se devi mettere in evidenza aspetti bibliografici. Cerca di non essere eccessivamente prolisso;
- Non scrivere troppe note: va bene approfondire, ma non esagerare con la produzione di note, altrimenti perderanno valore;
- Attenzione al font: usa un carattere più piccolo per le tue note, ma che sia leggibile da parte del fruitore.
Sul mondo delle note ti abbiamo detto proprio tutto: non ti resta che scrivere il tuo elaborato finale e goderti il raggiungimento di questo importante traguardo.